Magistero della Chiesa

MAGISTERO È TUTTO L'INSEGNAMENTO DELLA CHIESA

Con esso la Chiesa conserva e trasmette attraverso i secoli il deposito della fede, ossia il contenuto della Rivelazione. Fondamentalmente, tutto il popolo di Dio è tenuto a custodire, difendere e propagare il deposito della fede, indipendentemente da qualsiasi umana potestà (Codice di Diritto Canonico, canone n.747), essendo compito della Chiesa intera, quindi anche dei laici, annunciare il Vangelo della salvezza a tutte le genti.

Il Magistero ecclesiastico è, nella Chiesa cattolica, la dottrina universale che essa ha diritto e dovere di insegnare per mandato divino, quindi l’istruzione dei fedeli intorno alla verità rivelata da Cristo e la sua trasmissione a tutti gli uomini. Soggetti del magistero ecclesiastico autentico sono il Romano Pontefice come capo del collegio episcopale o il Collegio dei Vescovi in unione e sotto il Papa. Essi detengono la responsabilità primaria di istruire il popolo di Dio sui contenuti della morale e della fede cristiana, nonché di promuoverne l’annuncio in tutto il mondo attraverso opportuni piani missionari e pastorali.

Il magistero della Chiesa riguarda tutti gli ambiti della vita. In particolare, dalla fine del 1800 in poi, si è sviluppato un Magistero sociale della Chiesa in difesa della dignità della persona.

Il magistero può essere ordinario o straordinario.

Il magistero ordinario

Il magistero ordinario è la modalità normale con cui la Chiesa comunica il suo insegnamento: esso è quello per il quale Papa e Vescovi si esprimono per via consueta sulla fede e sui costumi, senza che le loro asserzioni abbiano carattere definitivo o di infallibilità. È il caso, per esempio, delle Lettere Encicliche, delle Esortazioni apostoliche o dei Motu proprio o anche dei Discorsi o predicazioni ordinarie che da parte dei fedeli si è tenuti ugualmente a seguire.

I singoli Vescovi, ciascuno nel proprio territorio pastorale o riuniti in assemblea, pur non detenendo potere di infallibilità (che non si dà mai in assenza del Pontefice) hanno tuttavia autorità quanto al magistero ordinario perché pastori del gregge e tutori della fede cristiana.

Il magistero straordinario

Il magistero straordinario, invece, consiste in una proclamazione ex cathedra del Papa o di un Concilio unito e sotto al Papa, consiste cioè in una dichiarazione ufficiale e solenne, la quale definisce una verità di fede di natura dogmatica. Tale pronunciamento si svolge secondo le forme dettate dal dogma dell’infallibilità papale.

Il magistero infallibile

Si parla di Magistero infallibile quando l’autorità suprema della Chiesa si pronuncia in modo definitivo sui contenuti della fede e della verità da accettarsi, in virtù del mandato scaturente al Papa dal Vangelo di essere successore del primo apostolo, nonché primo pastore che conferma i fratelli nella fedeltà alla Parola di Dio. L’atto di definizione è infallibile in quanto nella sua elaborazione non può mancare l’assistenza dello Spirito Santo.

Anche il Collegio dei Vescovi può godere di infallibilità magisteriale quando tutti i suoi membri sono riuniti in particolari assemblee sotto l’autorità del Papa, quali il Concilio ecumenico o il Sinodo e prendono deliberazioni dottrinali nella piena comunione fra di loro e con il Pontefice.

Secondo le definizioni del Concilio Vaticano I è infallibile quindi sia il Magistero ordinario universale, quando cioè una dottrina è insegnata costantemente da tutti i vescovi sparsi nel mondo, sia il Magistero straordinario: tanto quello straordinario del Papa, come detto sopra, quanto quello straordinario di un Concilio ecumenico unito al Papa.

Per avere il requisito dell’infallibilità, il Papa deve dichiarare pubblicamente che vuol definire una dottrina e vuol vincolare la fede di tutta la Chiesa. Il Magistero non è da ritenersi infallibile quando questo non consti in modo manifesto (Codice di Diritto Canonico, canone n. 749, 3), ossia quando non vi siano le disposizioni canoniche per le quali si può affermare tale l’infallibilità; per conseguenza possono darsi casi in cui un Papa, non intendendo pronunciarsi con proclamazione ufficiale -benché pubblica- potrebbe cadere in errore in materia di fede. Nel caso di Magistero infallibile si ha da parte del fedele l’obbligo morale di acconsentire ai contenuti della fede enunciata dal Romano Pontefice, dandovi immediato assenso.

Cathopedia


CONCILIO VATICANO II

Il Concilio Vaticano II è il XXI Concilio Ecumenico della Chiesa cattolica; fu celebrato a Roma, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dall'11 ottobre 1962 all'8 dicembre 1965

Storia

L'annuncio di Giovanni XXIII: 25 gennaio 1959

L'elezione di Angelo Roncalli al soglio pontificio, il 28 ottobre 1958, colse tutti di sorpresa: era infatti pressoché sconosciuto ai più, e, dopo il lungo pontificato di Pio XII, molti pensarono subito a un papa di transizione. In realtà lasciò un segno indelebile nella storia della Chiesa.

Tre mesi dopo l'elezione, il 25 gennaio 1959, festa della conversione di San Paolo, al termine della funzione celebrata in occasione della chiusura della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, annunciò a un ristretto numero di cardinali presenti in una sala dell'appartamento abbaziale, l'ispirata e meditata intenzione di indire il Sinodo diocesano Romano, il Concilio Ecumenico per la Chiesa universale, e intraprendere l'aggiornamento del Codice di Diritto Canonico .

La sorpresa fu grandissima anche da parte dei cardinali e suscitò in loro una grande emozione, gioia e commozione insieme e una certa apprensione per l'impegnativo programma. C'era stato il Concilio Vaticano I ma fu interrotto a causa degli avvenimenti del 1870. Pio XI ne fece menzione nel dicembre 1922 nella lettera enciclica Fin dal primo momento, prese contatti con i vescovi per averne il parere; l'impegno sopraggiunto per la fondazione del nuovo Stato della Città del Vaticano, in seguito alla conciliazione del 1929 fece andare in secondo piano l'idea iniziale. Anche Pio XII aveva pensato a un Concilio e ne affidò lo studio alla Congregazione del Sant'Offizio. Giovanni XXIII vi tornò a riflettere, ne parlò con alcuni cardinali e poi si decise.

«Appena Egli ebbe finito di leggere nel monastero di San Paolo il discorso d'annuncio...i cardinali gli si strinsero intorno per esprimere i primi sentimenti. Il cardinale Canali, bene al corrente della via prescelta dal precedente pontefice, avanzò, tra l'impacciato e il curioso, la domanda se nella preparazione ne verrebbe, anche questa volta, incaricato il sant'Offizio. Papa Giovanni ristette un'istante, come sorpreso e poi con tono di voce tranquilla ma decisa, rispose: " Presidente del Concilio è il Papa. E tutto finì lì. »

(Carlo Confalonieri, momenti romani, Ed pro-sanctitate - Roma 1979, p. 86)

La sua fu una decisione personale, consapevole della situazione in cui versava la Chiesa, adagiata in un certo immobilismo e il mondo, diviso in due blocchi contrapposti. Non pensava certamente a un concilio di condanne o anatemi, ma un concilio pastorale di dialogo con tutti e di aggiornamento. I profondi cambiamenti della società esigevano che il messaggio evangelico fosse espresso in modo il più possibile rispondente ai bisogni dell'uomo contemporaneo. Il papa era convinto che un'autentica esperienza di fede fosse in grado di trovare sempre il linguaggio che lo rendessero comunicabile e affascinante per qualsiasi interlocutore.[3]

La fase antepreparatoria: 27 aprile 1959 - 1º maggio 1960

 Il papa aveva espresso il desiderio che tutti i cardinali, non solo quelli di Curia ma anche i più lontani, esprimessero un loro parere, dessero i loro suggerimenti. Ma fin dal momento dell'annuncio del Concilio, si manifestò una evidente frattura nelle gerarchie della Chiesa tra i progressisti e i conservatori  

La preparazione: 5 giugno 1960 - 11 ottobre 1962

Papa Giovanni XXIII apre il Concilio

Il 5 giugno 1960 iniziò la reale preparazione del concilio, che sarebbe durata due anni. Venne istituita la Commissione Centrale Preparatoria, 10 commissioni particolari corrispondenti per competenza ai dicasteri della Santa Sede, tre segretariati e 4 sottocommissioniIl lavoro delle commissioni preparatorie portò a un numero considerevole di schemi, che dovettero poi essere in parte ridotti o accorpati tra loro.

Ancora si manifestarono parecchie  differenze di vedute mostravano, da un lato il manifestarsi di due schieramenti interni al Concilio, conservatore e progressista; dall'altro la mancanza di unità, di una autorità coordinatrice, o, come disse poi Paolo VI, di "una idea centrale, architettonica".

I lavori del Concilio

Alla seduta inaugurale l'11 ottobre 1962 presero parte 2540 padri conciliari, quasi i cinque sesti dell'episcopato mondiale. I continenti erano così rappresentati: 1060 europei (423 italiani, 144 francesi, 87 spagnoli, 59 polacchi, 29 portoghesi); 408 asiatici; 351 africani; 416 nordamericani; 620 sudamericani; 74 dell'Oceania; 129 religiosi. Mancavano, per ovvie ragioni, i vescovi albanesi, lituani, rumeni, molti cecoslovacchi, ungheresi e cinesi.

Vennero create le commissioni conciliari, composte da 16 membri eletti dalla base e di 8 nominati dal papa più gli esperti. Per la prima volta furono invitati al Concilio degli osservatori cristiani non cattolici, e 23 donne.

L'allocuzione iniziale di Giovanni XXIII, la Gaudet Mater Ecclesia 

https://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/speeches/1962/documents/hf_j-xxiii_spe_19621011_opening-council.html 

segnò il punto culminante della cerimonia d'apertura. Il papa ricorda i concili passati segno della vitalità della Chiesa, della sua ricchezza di tradizioni (orientale e occidentale) e della continuità del magistero; confuta la visione pessimistica dei "profeti di sventura" che vedono nel presente un male da cui difendersi e guardano con nostalgia al passato; afferma che scopo del concilio sarebbe stato quello di proporre in forma adatta agli uomini del nostro tempo la dottrina e la tradizione cristiana; in altri termini il contenuto della fede, che è e resta immutabile, doveva essere esposto in modo moderno all'uomo di oggi; infine il pontefice ricordava che eventuali condanne di errori dovevano essere fatta in modo positivo.

Primo periodo: 11 ottobre - 8 dicembre 1962

Molti padri conciliari, tra cui lo stesso papa Giovanni, pensavano a una conclusione rapida del concilio, addirittura per il Natale del '62. Ma i fatti dimostravano che l'assemblea non si sarebbe piegata a una pacifica accettazione di decisioni prese dall'alto. Mancava poi un piano di lavoro: per Montini un solo tema avrebbe dovuto polarizzare i lavori, la Chiesa, vista come mistero, nel suo rapporto col mondo, con i fratelli separati, la sua missione, ecc. Si cominciò con la liturgia e si accese subito la discussione sullo schema sulle fonti della Rivelazione: si negò la doppia fonte della rivelazione, ma non c’erano abbastanza voti. A questo punto intervenne papa Giovanni che, di sua autorità, fece ritirare lo schema e ne affidò la rielaborazione a una commissione mista, in cui le due parti erano ugualmente rappresentate, presieduta dai cardinali Ottaviani e Bea.
Poi furono esaminati genericamente gli schemi sulle comunicazioni sociali, sulle chiese orientali e sulla Chiesa, oggetto tutte e tre di diverse critiche. Il dissenso più vivace si manifestò sullo schema della Chiesa, che vedeva una Chiesa chiusa in sé, non aperta al mondo, una visione di Chiesa trionfale e giuridica. Lo schema metteva in sottordine il mistero della Chiesa, la sua vita mistica e morale, la presenza in essa di Cristo; non chiariva il rapporto tra papa e vescovi.

L'8 dicembre si chiudeva così il primo periodo senza che nessuno degli schemi presentati fosse approvato. Il  Papa costituì una Commissione di Coordinamento al fine di scegliere e modificare i documenti da presentare per la discussione.

L'intersessione 1962-1963

L'intersessione 1962-1963 si mostrò alquanto feconda. La Commissione di Coordinamento rielaborò gli schemi discussi. Quello sulla Chiesa abbandonò il classico punto di partenza della "societas perfecta" centrando la riflessione sulla Chiesa come mistero di salvezza (così come aveva sottolineato il cardinale Montini).

Il 6 aprile 1963 fu pubblicata la composizione della costituita Commissione per la revisione del Diritto Canonico.

L'11 aprile 1963 usciva l'enciclica Pacem in terris nella quale per la prima volta un papa si rivolgeva a tutti gli uomini di buona volontà. In essa il papa riassume i diritti fondamentali di tutti gli uomini, la necessità di una solidarietà fra le nazioni, e insieme apre a nuove prospettive: è accennata la libertà di coscienza; è riconosciuta la possibilità di una collaborazione tra forze cattoliche e forze di altra ispirazione (il superamento dello "storico steccato" affermato da Alcide De Gasperi e poi ripreso da Aldo Moro); si riconosce superata l'idea di una Chiesa che detta direttive immediate nella politica (la cristianitas è definitivamente tramontata, appartiene a un'epoca che non c'è più).

La sera del 3 giugno 1963 Papa Giovanni moriva. Il Conclave si aprì il 19 giugno e due giorni dopo veniva eletto papa il card. Montini, che prese il nome di Paolo VI. Il nuovo papa si trovò davanti a una situazione non facile: continuare il concilio, che finora non aveva trovato la sua strada e portarlo a termine, dandogli però un ordine e un metodo, nella scia comunque degli ideali del predecessore. Così il 21 giugno Paolo VI confermava il Cicognani come segretario di Stato; il 22 annunciava il proseguimento del concilio e ne annunziava la riapertura per il 27 settembre. I lavori delle commissioni ripresero. Vennero annunciate anche alcune importanti novità, tra cui la nascita di un segretariato per le religioni non cristiane; e la riduzione degli schemi da 69 a 17;

Secondo periodo: 29 settembre - 4 dicembre 1963

Il 29 settembre Paolo VI apriva il secondo periodo conciliare con una calda allocuzione, in cui affermava che tema principale sarebbe stato quello della Chiesa, il suo rapporto con Cristo, la sua riforma, il dialogo con i fratelli separati, il dialogo col mondo intero.

L'11 ottobre, festa della Divina Maternità di Maria, a memoria del Concilio di Efeso di quindici secoli prima, tenne un discorso ai padri conciliari radunati nella Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore, a un anno dall'apertura del Concilio Vaticano II.[9] Il secondo periodo è caratterizzato dall'approvazione della costituzione sulla liturgia, con la Sacrosanctum Concilium e del decreto sulle comunicazioni sociali, l'Inter Mirifica.

Si passò poi anche a ridiscutere la nuova redazione dello schema sulla Chiesa, su cui fu decisa una nuova rielaborazione.

Si esaminò lo schema sull'ecumenismo. Il capitolo sugli ebrei, introdotto per opera del cardinal Bea, che voleva superare per sempre l'antisemitismo, incontrò la resistenza dei vescovi arabi del Medio Oriente, che temevano un'interpretazione politica di tale riavvicinamento. La questione rimase in sospeso.

Molto più importante fu l'intervento di mons. De Smedt, vescovo di Bruges, sulla libertà religiosa. Egli dapprima confuta le false accezioni di libertà religiosa (uguaglianza obiettiva di tutte le religioni o indifferentismo) e poi ne ricorda la vera natura: il diritto della persona umana al libero esercizio della religione secondo i principi della propria coscienza e l'immunità da ogni coazione esterna.

Terzo Periodo: 14 settembre - 21 novembre 1964

Il terzo periodo è caratterizzato dai tentativi della minoranza di impedire la vittoria della maggioranza riguardo soprattutto i rapporti tra papato ed episcopato. Se nel Concilio Vaticano I gli antiinfallibilisti lottarono fino alla fine per subordinare l'infallibilità al consenso dell'episcopato, ora al Vaticano II la minoranza lottò per timore di una negazione o diminuzione del primato papale di fronte all'affermarsi della dignità, dei diritti e del posto dell'episcopato nella Chiesa.

Per ben cinque volte Paolo VI ricevette fra l'11 settembre e il 7 novembre due lunghe relazioni contrarie al cap. III dello schema sulla Chiesa (sulla costituzione gerarchica della Chiesa e dell'episcopato), ritenuto una novità, che intaccava e svuotava il primato. Paolo VI cercò in tutti i modi di rassicurare gli oppositori. Fece redigere dal gesuita Bertrams una nota (la Nota praevia) sui punti criticati che fu accolta dall'assemblea. La costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium venne approvata il 21 novembre (2151 sì e 5 no).

Lo stesso giorno venne approvato il decreto sulle Chiese Orientali (Orientalium Ecclesiarum), che riconosceva il pluralismo liturgico, disciplinare, spirituale della Chiesa cattolica e il decreto sull'ecumenismo (Unitatis redintegratio). La III Sessione conciliare si concluse con la proclamazione della Madonna Madre della Chiesa di Paolo VI [10] e la celebrazione eucaristica di tutti i padri conciliari in Santa Maria Maggiore.

«Come infatti la divina Maternità è la causa per cui Maria ha una relazione assolutamente unica con Cristo ed è presente nell'opera dell'umana salvezza realizzata da Cristo, così pure soprattutto dalla divina Maternità fluiscono i rapporti che intercorrono tra Maria e la Chiesa; giacché Maria è la Madre di Cristo, che non appena assunse la natura umana nel suo grembo verginale unì a sé come Capo il suo Corpo mistico, ossia la Chiesa. Dunque Maria, come Madre di Cristo, è da ritenere anche Madre di tutti i fedeli e i Pastori, vale a dire della Chiesa. »


(tratto dall' Allocuzione del Santo Padre Paolo VI a conclusione della III sessione - Basilica Vaticana, 21 novembre 1964)


Quarto periodo: 14 settembre - 8 dicembre 1965

Nell'ultima fase conciliare, si assistette a una vera corsa contro il tempo. Moltissimo restava ancora da fare (finora solo 5 documenti erano stati approvati).

Nuove resistenze si ebbero sulla libertà religiosa, quando un gruppo di spagnoli scrisse al papa invitandolo a non far approvare la dichiarazione, perché sconfessava l'insegnamento pontificio dell'Ottocento e rischiava di costituire un processo al passato. Ma Paolo VI non potè non rispettare la chiara volontà della maggioranza. La dichiarazione Dignitatis Humanae venne approvata il 7 dicembre 1965 e rappresenta nella storia della Chiesa un documento eccezionale che chiude un periodo secolare.

Altri documenti approvati in quest'ultimo periodo:

Lo stesso giorno, in una dichiarazione letta contemporaneamente a Roma e a Istanbul, Paolo VI e il patriarca Atenagora di Costantinopoli cancellavano le reciproche scomuniche.

Infine, l'8 dicembre 1965 si svolse la cerimonia conclusiva del concilio, con la lettura dei padri conciliari dei vari messaggi.

I principali documenti conciliari

Il concilio ha emanato:

La costituzione sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium, ribadisce la vera natura della liturgia, "esercizio del sacerdozio di Cristo" e auspica la piena, attiva e consapevole partecipazione dei fedeli. Novità introdotte:

La costituzione sulla Chiesa, Lumen Gentium, rappresenta il completamento della Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I. Se nel 1870 si sottolineava con maggior forza il posto che il papa occupa nella Chiesa, nel 1965 si sottolinea la natura e le funzioni dell'episcopato, sostegno insostituibile del papato, corresponsabile con lui nel governo della Chiesa universale. La schiacciante vittoria dell'ultramontanismo nel 1870 trova ora il suo equilibrio con la teologia dell'episcopato e l'affermazione della sua collegialità. La costituzione conciliare poi capovolge la visione di Chiesa, ora vista come popolo di Dio: in un certo modo è superato il clericalismo dei secoli precedenti, sottolineando il sacerdozio universale dei fedeli.

Un posto speciale occupano i due documenti sui rapporti con le altre religioni e sulla libertà religiosa.

Il primo, Nostra Aetate, voluto fortemente dal cardinal Bea, contiene quattro solenni affermazioni:

La dichiarazione sulla libertà religiosa, Dignitatis Humanae, parla della libertà religiosa come di un diritto di ogni essere umano a essere immune da ogni forma di coercizione nell'esercizio della religione alla quale in coscienza ha aderito. La dichiarazione cioè riconosce il dovere e il diritto per ciascuno di seguire i dettami della propria coscienza, senza che alcuno eserciti qualsiasi tipo di coercizione esterna. Il concilio riconosce poi la libertà di culto pubblico, di propaganda, di associazione, ma afferma altresì dei limiti, ossia quando questa libertà viola i diritti altrui. Condanna infine con fermezza ogni forma di discriminazione giuridica per motivi religiosi.

(cfr Cathopedia)

Costituzioni apostoliche

Sacrosanctum Concilium (Liturgia, 4 dicembre 1963) ·

https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19631204_sacrosanctum-concilium_it.html


 Lumen Gentium (Chiesa, 16 novembre 1964)

https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html


Dei verbum (Parola di Dio, 18 novembre 1965) · Gaudium et Spes (Chiesa nel mondo contemporaneo, 7 dicembre 1965)

https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651118_dei-verbum_it.html



Decreti


Inter Mirifica (mezzi di comunicazione sociale, 4 dicembre 1963) · Unitatis Redintegratio (ecumenismo, 21 novembre 1964)

Orientalium Ecclesiarum (Chiese Orientali, 21 novembre 1964) · Optatam Totius (formazione sacerdotale, 28 ottobre 1965)

Perfectae Caritatis (rinnovamento della vita religiosa, 28 ottobre 1965) · Christus Dominus (ufficio pastorale dei vescovi, 28 ottobre 1965)

Apostolicam Actuositatem (apostolato dei laici, 18 novembre 1965) · Ad Gentes (attività missionaria della Chiesa, 7 dicembre 1965)

Presbyterorum Ordinis (ministero e vita dei presbiteri, 7 dicembre 1965)


Dichiarazioni


Gravissimum Educationis (educazione cristiana, 28 ottobre 1965) · Nostra Aetate (relazioni con le religioni non cristiane, 28 ottobre 1965)

Dignitatis Humanae (libertà religiosa, 7 dicembre 1965)


CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

il Catechismo della Chiesa Cattolica è «un’esposizione della fede della Chiesa e della dottrina cattolica, attestate o illuminate dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione apostolica e dal Magistero della Chiesa» ed è proposto «come uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale e come una norma sicura per l’insegnamento della fede».

Venne approvato in prima stesura da papa Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Fidei Depositum (11 ottobre 1992) e in forma definitiva il 15 agosto 1997 con la lettera apostolica Laetamur Magnopere. All'interno di queste due lettere ci sono ulteriori dettagli su chi ha richiesto questo nuovo catechismo, perché è stato richiesto e come si sono svolti i lavori della commissione, nonché del suo valore dottrinale. 

https://www.vatican.va/archive/ccc_it/ccc-it_index_it.html


COMPENDIO DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA 

Nel 2005 è stato pubblicato il compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, che rappresenta una sintesi del catechismo. Il testo è stato redatto da una commissione speciale istituita da papa Giovanni Paolo II e presieduta dall'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Joseph Ratzinger. Il testo è stato approvato come ufficiale da un motu proprio di papa Benedetto XVI del 28 giugno 2005.

https://www.vatican.va/archive/compendium_ccc/documents/archive_2005_compendium-ccc_it.html

Il 1º agosto 2018 un rescritto del cardinale Luis Ladaria ha ufficializzato che papa Francesco ha approvato una nuova redazione dell'articolo n. 2267 del Catechismo della Chiesa cattolica, con la quale viene espressa l'inammissibilità assoluta della pena di morte